Domenico Antonio Mancini
La periferia vi guarda con odio
2019
Red neon 250 cm, 8 mm neon tube
Courtesy of Lia Rumma Gallery, Milan – Naples
Photo credits Danilo Donzelli
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON DOMENICO ANTONIO MANCINI
Quando, durante i primi giorni di ginnasio, la professoressa chiese cosa ci piaceva dell’andare al liceo, un istituto decisamente borghese del centro storico di Napoli, fraintendendo completamente il senso della domanda postaci, io risposi che ne amavo il viaggio. Il tragitto dalla periferia orientale, la città che cambiava nei finestrini dei malconci autobus del “far east” napoletano, mi raccontavano il cambiamento di un paesaggio visivo e sociale che mi appassionava. Dopo anni, su un muro milanese, ho ritrovato la stessa voce, ed ho pensato che collezionare e dare nuova forma a quelle voci potesse portarle nei “centri” del mondo.
Francesca Ferreri
Fino al sole 2021 Cartapesta, legno, sabbia, colla, rete in ferro zincato, gesso consolidato, jesmonite, pigmenti, materiale elettrico, lampadina a bassa tensione. THE BLANK CONTEMPORARY ART 99 PAROLE CON FRANCESCA FERRERI «Se mi avvicino svanisce, la cima dondola il tempo. Mediterò a lungo il movimento che rovescia in me la sua rapina». Così nasceva, scudo di nulla, in gloria ma dalla cima che dondola al nulla scudo, campane, il tormento di trovarsi ancora fuori e dentro, da non esserci che in gloria di un’invenzione del vento gonfia, il risplendere lento che fa la materia. Silvia Bre, Le campane, G. Einaudi editoreEugenio Tibaldi
HABITAT 03 2023 Site specific installation Mumbai art WeekTHE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON EUGENIO TIBALDI …Claudia disse: “Ma signora Frankweiler, bisognerebbe voler imparare qualcosa di nuovo tutti i giorni. Noi l’abbiamo imparata anche al museo”. “No” risposi. “ Non sono d’accordo. Penso che si debba imparare, naturalmente, e certi giorni bisogna imparare moltissimo. Ma bisogna anche lasciare che in certi giorni quello che abbiamo già dentro penetri in modo da toccare tutto. E lo possiamo sentire dentro di noi. Se non lasci che questo accada, allora non fai che accumulare i fatti, e prima o poi incominceranno a tintinnare dentro di te. Ci potrai fare del rumore, ma non sentirai mai niente, solo il vuoto.”… Tratto da: Fuga al museo di E.L. Konigsburg ed. Salani Gl’IstriciNicola Samorì
Campo dei miracoli
2022
Oils on paper applied on linen
500 x 800 cm
Courtesy Galerie EIGEN+ART Leipzig/Berlin
Photo Rolando Paolo Guerzoni
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON NICOLA SAMORÌ
Novantanove parole mi hanno fatto pensare a novantanove corpi e a novantanove giorni, vale a dire poco più di tre mesi, il lasso di tempo durante il quale ha preso forma la mia opera più complessa realizzata nel 2022: “Campo dei miracoli”.
È in questa cornice di cinque metri per otto che forse riposano novantanove corpi – non li ho mai contatati – una sorta di catalogazione deragliata. Oltre otto anni di accumulo per formare quello che sembra il greto di un fiume in secca dal quel affiorano sassi, ortaggi e figure.
Mancano nove parole per tornare al novantanove iniziale: eccole.
Patrick Tuttofuoco
OUT OF BODY
2022
Polished and painted stainless steel, Portogallo pink marble
Courtesy Nilufar Galley, Schiavo Zoppelli Gallery
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON PATRICK TUTTOFUOCO
L’espressione FUORI DAL CORPO descrive quelle esperienze in cui il soggetto “esce” dal corpo fisico proiettando la propria coscienza oltre i limiti della fisicità. Si parla spesso di viaggi dell’anima, considerata capace di liberarsi dalle insidie del corpo. Lo scopo di questa esperienza consiste nell’acquisire una maggiore certezza della propria realtà spirituale. Si tratta di pratiche che si ritrovano in maniera ricorrente nella mitologia egizia, nella dottrina pitagorica di Platone e dei neoplatonici, in Plinio il Vecchio e, in generale, nella letteratura lasciata da visionari di varie correnti religiose, spirituali ed esoteriche, che ci parlano di proiezioni o spostamenti percettivi in altre dimensioni spazio-temporali. Queste riflessioni costituiscono il prerequisito su cui si fonda un pensiero che concepisce gli oggetti come un’estensione del corpo umano, nonché come la possibilità di percepire l’esperienza creativa non solo nella relazione diretta con il materiale, ma anche come evoluzione ed estensione del pensiero. Se il corpo umano può essere vissuto come strumento per acquisire nuove visioni del mondo ecco che, secondo una trasformazione logica, può esso stesso diventare la materia del progetto.
Centesima edizione delle “99 parole con”
Giulio Paolini
Studio di Giulio Paolini a Torino
Photo credit: Paolo Mussat Sartor Courtesy Fondazione Giulio e Anna PaoliniTHE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON GIULIO PAOLINIAll’istante
Abito qui, da qui vi scrivo e qui d’ora in poi intendo restare. Da qui, sì, proprio da qui occorre puntare lo sguardo. È qui che la mente si posa: neppure un baluardo di cosa, persone, neanche un rumore si annuncia in un vuoto pieno di niente che non vede e non sente… Eppure è tutto normale: davvero, è proprio così.[Giulio Paolini. Recital, Scritture in versi, 1987-2020, Vol. II, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, 2020, p.56]
Annamaria Ajmone
Studi preparatori per
La notte è il mio giorno preferito
2022
Photo Credit: Natália Trejbalová
Courtesy l’Artista
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON ANNAMARIA AJMONE
Jura, settembre 2021. Jean Marc, l’etologo che ci accompagna ulula, aspettiamo in religioso silenzio una risposta. Ho paura a respirare. Nella foresta di notte aspetti. Hanno ipotizzato che potrebbero passare in questa zona. Di notte nella foresta percepisci altre creature, non le vedi, ti senti gli occhi sulla pelle, mentre anche tu cerchi in quello spessore nero.
Seguire le tracce animali significa abbandonare il nostro, umano modo di guardare al mondo; prendere in prestito lo sguardo di un’altra creatura, intuirne le azioni, leggere lo spazio attraverso un altro sguardo. Provare a trasformarsi, il tentativo è il primo spostamento.
Zilla Leutenegger al lavoro
Photo credit: Sebastian RinderknechtTHE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON ZILLA LEUTENEGGERMi piacciono:
_23 gradi Celsius (all’esterno) _i cani da pastore bergamasco _le cucine _la strada di casa _i piedi grandi _la sensazione dopo aver nuotato _le mele verdi _noleggiare un’auto _i grand hotel _i gin tonic con molta tonica _i pantaloni di ottima fattura _i meloni _il tintinnio dei bicchieri _l’ordine nell’armadio _essere salvata da un buon DJ _ballare _l’acqua pulita _il blu notte _la mattina presto _il riposo _essere da soli ma non soli _la combinazione di numeri, colori e lettere _il cioccolato _gli occhi neri _il cibo piccante _lunga introduzione, storie breve _i disegni spaziali _i dialetti _l’aceto _il pavimento di pietra _i piedi tranquilli _i profumi amari _il dolore lieve ai muscoli _l’umorismo _parlare con il mio gatto _gli spigoli vivi nei disegni _il sale delle mie lacrime _il vino bianco _i dolci amari _l’inizio di un progetto _un buon sonno _cambiare i vestitiLuisa Rabbia al lavoro su
Birth
2017
Matita colorata su acrilico su tela
274 x 513 cm
Photo credit: David Dixon
Courtesy l’artista
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON LUISA RABBIA
Il mio lavoro inizia con un innumerevole numero di impronte digitali sulla tela, il mio approccio è fisico e intuitivo. Sia che io intrecci le linee della matita o che graffi attraverso strati di pittura, i segni si accumulano su un’ampia superficie facendo riferimento sia al tempo sia alla responsabilità che deriva da ogni singola azione. Immagino i nostri corpi immersi in tracce invisibili lasciate dall’umanità nel corso del tempo, piccole particelle che inspiriamo ed espiriamo e che inevitabilmente determinano un presente mai slegato da passato e futuro. Vedo le impronte come fossili, tracce che sono lì, in attesa di interagire con la realizzazione del dipinto.
Evan Roth
Landscapes
2020
Video in rete locale
Photo credit: Bruno Lopes, Red Lines with Landscapes, Portogallo (Lisbona), Fidelidade Arte, 31 gennaio – 22 maggio, 2020, Lisbona
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON EVAN ROTH
Il mio lavoro recente si concentra su come il pregiudizio influenzi i sistemi. La nostra attuale rete in fibra di vetro sepolta non discende dal cloud, ma ha una storia che risale almeno fino alla “All Red Line”, il nome dato alla prima rete telegrafica che ha circumnavigato il globo. Altrimenti nota come “Cintura dell’Impero”, questo cavo arrivò solo nelle aree contrassegnate in rosso sulle mappe raffiguranti l’impero britannico. Questi sistemi sono narrazioni che sono definite intenzionalmente e non intenzionalmente dalle storie e dai pregiudizi di coloro che hanno il potere di definire da che parte stare.