The Blank Conversation è un progetto dedicato ad artisti under 35 e si è articolato su due anni, 2014 e 2015, rispettivamente dedicati ad artisti italiani e stranieri. Il progetto prevede che gli artisti trascorrano un breve periodo a Bergamo, ospiti della Residenza di The Blank.
Durante il loro soggiorno conoscono le principali realtà culturali del territorio e si interfacciano con lo staff di The Blank.
La permanenza viene documentata fotograficamente e il materiale raccolto convogliato in una piccola pubblicazione dedicata, bilingue, che racconta dell’esperienza e offre una sintesi della ricerca degli artisti coinvolti.
The Blank offre a tutti gli appassionati d’arte, creativi e operatori culturali, la possibilità di vivere un soggiorno particolare a Bergamo, con un servizio di ospitalità nella residenza di The Blank, in Via G. Quarenghi 50, a due minuti dalla stazione dei treni e dalla centralissima via XX Settembre.
The Blank è un’Associazione culturale composta da persone che si occupano di arte contemporanea e, su richiesta, è in grado di mettere a disposizione operatori, curatori e artisti per scoprire la città come mai prima d’ora. Un team specializzato sarà a disposizione per disegnare il miglior percorso in base agli interessi culturali di ognuno.
The Blank Hospitality è parte del progetto Art in Network, realizzato in partnership con l’associazione That’s Contemporary e sviluppato nell’ambito del progetto fUNDER35 di Fondazione Cariplo.
Per informazioni
info@theblankresidency.it
June Crespo
e para lá que eu vou
2020
Bronzo e ceramica, 2 parti
cm.72x23x11, cm.71×23,5×9
Dimensioni installazione variabili
Photo credit: Jesús Rodríguez
Courtesy l’artista e P420, Bologna
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON JUNE CRESPO
“Al di là dell’orecchio esiste un suono, alla fine dello sguardo una forma, sulla punta delle dita un oggetto – è là che io vado.
Sulla punta della matita il tratto.
Dove finisce un pensiero c’è un’idea, all’ultimo barlume di allegria altra allegria, sulla punta della spada la magia – è là che io vado.
Sulla punta del piede il salto.
Sembra la storia di qualcuno che è se ne è andato e non è più tornato – è là che io vado.
O non vado? Vado, sì. E torno per vedere come stanno le cose. Se continuano ad essere magiche. Veramente? Io vi aspetto. È là che io vado.”
[Estatto da “È là che io vado” di Clarice Lispector]
Shafei Xia
Profumo concerto
2020
acquarello su carta di sandalo intelata
cm 110×112
Courtesy l’artista e P420, Bologna
Photo credit: Carlo Favero
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON SHAFEI XIA
Il grande regista Federico Fellini si era definito come un pagliaccio, diceva che i film erano il suo circo. E la vita è il circo di Shafei.
A volte sono un clown che porta gioia alle persone. A volte sono la tigre che è stata addomesticata e deve saltare attraverso l’anello di fuoco. A volte sono la maestra della violenza. Voglio controllare tutto.
Il mio approccio alla vita è un gioco e come tale anche il circo racchiude in sé questa faccia: strappa agli altri un sorriso conservando un universo di emozioni e opposizioni.
Gian Maria Tosatti
7_Terra dell’ultimo cielo
2016
Installazione ambientale, site specific
Courtesy Galleria Lia Rumma Milano / Napoli
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON GIAN MARIA TOSATTI
Mi ritrovo per le mani questa vecchia fotografia scattata nei giorni in cui avevo ormai terminato il mio triennale sforzo per il progetto “Sette Stagioni dello Spirito”. E si ripete quello che mi accade sempre quando mi guardo indietro, rivedo le immagini o rileggo testi legati a opere del passato. Penso: «Possibile che allora già sapessi così bene quel che oggi, invece, ancora sto cercando?». In realtà questa domanda misura una distanza. Quella tra l’artista e l’opera. E’ l’opera che sa, che conosce. L’opera è cento volte più grande dell’artista che la scopre e poi, a volte, la dimentica.
Matilde Cassani e Andrea Romano sono i vincitori del programma di residenza Il Dono, dedicato a 2 artisti residenti in Italia e realizzato con il sostegno di Fondazione Cariplo.
Il progetto prevede un mese di residenza presso gli spazi di The Blank, nell’area di Via Giacomo Quarenghi di Bergamo, finalizzato alla produzione di un’opera inedita sulla tematica del dono da presentare alla mostra Il Dono. Sulla vita e la morte, a cura di Stefano Raimondi, presso Palazzo della Ragione, Bergamo. La mostra, che vede la partecipazione di Alberto Garutti, Jonathan Monk, Namsal Siedlecki e Félix González-Torres, inaugurerà la X edizione del Festival Artdate, organizzato da The Blank (dal 12 al 15 novembre 2020).
La giuria, composta da Camilla Mozzato, Stefano Raimondi e Cristina Rota, ha deciso di premiare all’unanimità i progetti di Matilde Cassani (1980) e Andrea Romano (1984) , che saranno realizzato durante il periodo di residenza presso The Blank Residency rispettivamente nei mesi di settembre e ottobre 2020.
Liberamente ispirata alla storica bocca della verità il progetto “La Bocca della verità” di Matilde Cassani ha saputo interpretare lo spazio espositivo in maniera dinamica e partecipativa, abbinando la tematica del dono a quella del caso, della fortuna e della verità. L’opera consiste in una grande maschera metallica che libera nell’aria dei piccoli doni: dei fazzoletti di stoffa preziosa e ricamata con effigi e simboli che, una volta sparati fuori dalla sua bocca, volteggeranno nell’aria fino a posarsi a terra. Il pubblico potrà portare a casa il dono che verrà emesso dalla bocca della verità in momenti non
annunciati. I ricami dei doni saranno parole di buon auspicio: simboli e riferimenti a cavallo tra superstizione, fortuna e verità.
Il progetto di Andrea Romano è stato premiato per la sua capacità di interpretare la tematica del dono nel pieno spirito di condivisione e collaborazione, configurandosi al contempo come dono verso il pubblico e a sostegno a un ulteriore progetto artistico. Andrea Romano realizzerà un lavoro attraverso uno scambio con l’artista Massimo Grimaldi (Taranto 1974). Il progetto prevede l’impiego di una parte del budget di produzione a sostegno di “.give”, un’app ideata da Massimo Grimaldi partendo dalla premessa che una comunità, per definirsi tale, deve essere necessariamente solidale. In cambio Andrea Romano avrà accesso al materiale grafico e testuale dell’app, che elaborerà sotto forma di ritagli. Una versione digitale delle opere prodotte saranno scaricabili gratuitamente dalla landing page di .give, mentre gli originali costituiranno la mostra presso Palazzo della Ragione. Infine sarà realizzata una grossa quantità di stampe che il pubblico potrà prendere e portare con sé. La pratica artistica si configura così come l’incontro tra la sfera personale e soggettiva e la sfera collettiva fatta di valori condivisi.
Si ringraziano Andrea Balatti e Lucia Colombo.
Bio:
Matilde Cassani moves on the border between architecture, installation and exhibition design. Her practice reflects the spatial implications of cultural pluralism in the contemporary Western context. Her works have been showcased in many cultural institutions, galleries and published in several magazines such as Architectural Review, Domus, Abitare, Arqa, Arkitecktur, MONU magazine on Urbanism.
She has been a resident fellow at “Akademie Schloss Solitude” in Stuttgart and at the “Headlands Center for the Arts” in San Francisco. Storefront for Art and Architecture in New York hosted her exhibition “Sacred Spaces in Profane Buildings” in September 2011. She moreover designed the National Pavilion of The Kingdom of Bahrain at the XIII Venice Architecture Biennale in 2012 and she took part of the XIV Venice Architecture Biennale (Monditalia) with the piece “Countryside worship”, recently acquired by the Victoria and Albert Museum in London.
Andrea Romano (1984) vive e lavora a Milano. Andrea Romano è considerato tra gli artisti più interessanti della sua generazione. Diplomato all’Accademia di Brera di Milano, ha preso parte, tra le altre, nel 2016 alla 16° Quadriennale di Roma, all’esposizione The Picture Club presso l’Accademia Americana di Roma e alla mostra Ennesima a cura di Vincenzo De Bellis alla Triennale di Milano, alla collettiva Sous les Paves, la Plage nel 2012 della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, nel 2015 un solo show alla galleria Gaudel de Stampa di Parigi e nel 2011 alla Gasconade di Milano.
Regina José Galindo
Die Feier
2019
Still video
11:33 min.
Commissionato e prodotto da Vienna ArtWeek 2019
Courtesy l’artista e Prometeo Gallery di Ida Pisani
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON REGINA JOSÉ GALINDO
A quelli che moltiplicano le verdure e
preparano il cibo per gli altri che si moltiplicano a loro volta
a quelli che conversano con i grilli nelle notti insonni
e raccontano loro le proprie paure
a quelli che vivono un amore rosa in mezzo a tanta oscurità
a quelli che continuano a ballare
a quelli che al mattino cantano sotto le maschere
a quelli che hanno sempre voluto morire
e nel bel mezzo della pandemia ci siamo resi conto che non vale la pena morire
a quelli che aspettano che il padre riacquisti la parola e la vita
per sentire di nuovo la sua voce, il suo nome
a quelli che hanno pianto con noi da lontano senza vergogna
a quelli che non possono più piangere
a quelli che sono rimasti incompleti
a quelli che non possono abbracciare ai funerali
a quelli che accompagnano menti che hanno perso la ragione
a quelli che scrivono poesie quando l’ansia afferra la pancia
a quelli che hanno smesso di contare le ore
a quelli che giocano nell’isolamento
a quelli che ogni giorno spazzano la casa come chi aspetta una visita
a quelli a cui sono cresciuti così tanto i peli sotto le ascelle che si intrecciano
a quelli che continuano a vestirsi in solitudine
a quelli che cucinano cento volte al giorno per nutrire i piccoli
a quelli che raccolgono le lattughe
a quelli che annaffiano il dente di leone che cresce sui marciapiedi
a quelli che fanno torte e giochi di prestigio come atto di ribellione
a quelli che ancora si ribellano
a quelli che non hanno dimenticato la libertà
a quelli che pensiamo sopravvivranno
a quelli che ci sognano sorridendo.
[Senza titolo, 2020]
Marianna Simnett
Hyena and Swan in the Midst of Sexual Congress
2019
Seta, velluto, lana, peltro, vetro, acciaio, imbottitura per giocattoli e polistirolo
230 × 150 × 230 cm
Installation view
Courtesy Sadie Coles HQ
Photo credit: Tim Bowditch
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON MARIANNA SIMNETT
cloaca
clack clack
svogliato
clitoride intelligente
pseudo-fallo
androgeni
estrogeni
e il suo
grande busto
che spinge
e il suo
cappotto di velluto
scintillante
e i suoi
denti d’argento
lucenti
grida psicopatiche
passate
fra
due regine
Sarah Faux
Sleeping Arrangements
2019
Olio su tela
80 x 70 pollici
Courtesy dell’artista e M+B
Photo credit: Brad Farwell
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON SARAH FAUX
Come evitare di dipingere un volto:
Dipingi la testa rivolta altrove.
Dipingi semplicemente un’altra parte del corpo.
Taglia il corpo all’altezza delle spalle.
Taglialo anche all’altezza delle gambe, fallo sembrare più naturale, così che non manchi solo la testa.
Un torso può essere una faccia.
Una faccia può essere un paesaggio.
Getta un braccio su quel volto.
Disegna una faccia da cartone animato dove dovrebbe esserci il viso.
Dipingi solo le ombre.
Lascialo vuoto.
Alice Tippit
Dress
2019
Olio su tela
18 x 22 pollici
Photo credit: Evan Jenkins
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON ALICE TIPPIT
Penso spesso alla fisicità di un dipinto, simile a quella di una conchiglia. Entrambi sono composti da strati di liquido sottile che si indurisce con il tempo. Prendere ad esempio le Xenophoridae, una specie di lumache di mare che si attacca gli oggetti, principalmente altri gusci, a propri intervalli regolari. L’effetto non è diverso da una corona, con punte che risultano poco invitanti per i predatori. I dipinti non hanno questo bisogno di scoraggiare. Essi estendono invece un invito, anche se ciò che ne uscirà dipende da ciò che si porta con sé. Le connessioni sono di nostra produzione.
Giovanni Kronenberg
Senza Titolo
2019
Stella marina, foglia oro 22 k
Courtesy l’artista, Renata Fabbri Arte Contemporanea, Milano e Z2o Sara Zanin Gallery, Roma
Photo credits: Cosimo Filippini
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON GIOVANNI KRONENBERG
Il problema è prevenire che l’arte diventi una promozione per qualsiasi cosa non sia la sua stessa sorprendente esistenza. Il problema è tenerla indigeribile per tanto tempo quanto risulta possibile, per ritardare il suo uso come formulazione critica. Il problema è lasciare l’arte da sola, rallentare la sua trasmutazione in retorica. Perché l’arte voleva rompere le categorie e si ritrova a stabilirne rapidamente di nuove. L’arte viene trasformata in argomentazione. Diventa addomesticata, perde il suo potenziale di disorientamento; ci riproietta verso la certezza, rinforza la certezza.
Violet Dennison
Chapter Four: Disappointment
2019
Installation view, Kunstverein Freiburg
Courtesy Kunstverein Freiburg e l’artista
Photo credit: Marc Doradzillo
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON VIOLET DENNISON
La scultura “Disappointment Epilogue” (2019) è un contenitore aperto. La sua struttura annodata è stata creata traducendo il mio libro di memorie in un codice binario. La scultura funziona sia come messaggio cifrato, sia come materializzazione dell’artista. È una nozione di corpo liberata in cui la copia esiste come aura.
Dietro alla scultura si trova “Divination 2” (2019). Quest’opera trasmette un audio crittografato, per mezzo della tecnologia data-over-sound, attraverso una rete di altoparlanti per iPhone. Il contenuto dell’audio è una divinazione della vita dell’artista attraverso un mezzo spirituale.