h. 20.00 – 24.00
Via Quarenghi 33, 48c/d – Bergamo
Dal cinque luglio abitiamo via Quarenghi in uno spazio idoneo al terziario, dove due griglie parallele fermano colonne che paiono voler togliere il disturbo. Al suo interno due scale, una per salire ed una per scendere. Agli ingressi saracinesche e fessure che permettono al fuori di entrare sotto forma di spiffero. Dalla finestra si vede la strada a senso unico: gli autobus sembrano passare più spesso di quanto facciano in realtà; negli orari di punta le automobili si incolonnano fin oltre questo civico; qualche bicicletta viaggia contromano; di frequente macchine della polizia locale s’appostano tra linee gialle.
I pedoni camminano dritti su e giù, alcuni sembra lo facciano di mestiere. Stando in piedi davanti alla porta a vetri guardiamo i loro profili da molto vicino, siamo invisibili di giorno e nelle notti a luci spente; le lampadine, se accese, ci rendono un acquario. Dei tre mesi trascorsi qui la gran parte è stata spesa di fronte a dei monitor, intenti a disegnare immagini tridimensionali per scadenze improrogabili. Abbandonate le scrivanie l’estate era passata senza che ce ne rendessimo conto. Le alte temperature, il progressivo accorciarsi dei periodi naturalmente luminosi ed il loro alternarsi con quelli teoricamente bui sono passati inosservati al di là delle vetrine di questo non-ufficio tra aria condizionata e luce al neon. Lo sapevamo, ma non ce ne siamo accorti. Con noi le nostre piante d’appartamento.
Per riposizionare questo spazio galleggiante sul suolo sentiamo i piedi piantarsi a terra anche se stiamo sottosopra. Per sincronizzarci con il fuso orario UTC +1 dobbiamo stare attenti al Sole oltre il soffitto. Ci aggrappiamo alle interazioni fondamentali fuori e dentro le pareti, fingiamo di ignorare variazioni nella convenzione temporale e grazie a macchine inadeguate rallentiamo il moto di rotazione terrestre.
Aspetto stasera, open studio postridimensionale mostra bilanciamenti e ricalibrature attraverso dispositivi di evidenza gravitazionale e dubbio temporale, canzoni dall’umore storto, luci per inibizione retinica, qualche comodità per fare tira-e-molla e alcuni ritratti in omaggio.
Abbiamo chiesto ai lavori di nuovi e vecchi amici d’alloggiare qui: Sedia da parto di Diego Ferrari, vecchia seduta di legno dotata di foro per la caduta dell’atteso e basi ricurve per dondolare prima e dopo l’evento; Bergamo is alive and doing well – Bergamo è viva e sta bene di Sermin Kardestuncer: “For Five weeks this past summer and one week in September when I was in Bergamo I took over 500 photographs. I walked in different parts of the city, Città Alta, Longuelo, Astino, Valverde, just to name a few. I had been using ?just aim and shoot? approach to photography, with my small lightweight camera from near and far away, of people and places. Of the interesting, beautiful, eye catching things. Sometimes I would see the same person at the same place weeks later. I enjoyed fallowing them, seeing where they go and what they do. Peeked into their doorways and windows.” ed un mistero di Simone Tormento.
Aspetteranno sera con noi per casi e per volontà.