EX-PONERE
Crovetto, Ferrari, Santambrogio, Ventura
a cura di Paola Silvia Ubiali
inaugurazione: sabato 18 maggio 2013 ore 18.30
date mostra: 18 – 23 maggio 2013
Galleria Marelia
Via Guglielmo d’Alzano, 2b 24122 Bergamo
tel. +39 035 0603115 | mob. +39 347 8206829
lun-ven 14.00-20.00 | sab 15.30-20.00
www.galleriamarelia.it
info@galleriamarelia.it
La mostra unisce quattro giovanissimi artisti, allievi dell’ultimo anno all’Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo, istituzione tra le più antiche d’Italia, nata nel 1796 per volontà del Conte Giacomo Carrara.
Raccogliendo la sfida di confrontarsi per la prima volta con una mostra in una galleria privata, Crovetto, Ferrari, Santambrogio e Ventura, colloquieranno tra loro proponendo una selezione degli ultimi lavori realizzati.
“Ex-ponere” dal latino mettere fuori, nasce dalla volontà di porre in dialogo le eterogenee attitudini individuali, sviluppate durante il percorso formativo accademico. L’autonomia della ricerca, all’interno di una matrice corale, tende a rivelarsi in ognuno degli artisti in mostra nella continua tensione tra il contenuto delle opere e il suo naturale manifestarsi in forma.
Legano i lavori e fanno da collante l’attitudine sperimentale, i toni introspettivi e autobiografici, una certa predilezione per materiali eteromaterici che si lasciano aggredire, l’esclusione di toni chiassosi e di immagini violente o provocatorie, il tutto rinvigorito da un’innegabile freschezza e leggerezza (quest’ultima per modalità, non certo per contenuto).
In Senza titolo – rappresentazione visiva di un utero disegnato con spilli in argento su pannello bianco assoluto – Ida Ventura propone una riflessione sulle tematiche della femmilità, della verginità e della maternità richiamando, con efficace dualismo, concetti contrapposti tra loro: tenerezza, fascino, dolcezza / paura, abuso, crudeltà.
Francesca Santambrogio in Mater Dei fotografa un’immaginetta votiva lenticolare 3D nel suo punto di transizione, ovvero nel momento esatto in cui la percezione del volto di Cristo sta per fondersi con quello della Madonna e viceversa, nell’unione del principio maschile con il femminile, in una sorta di matrimonio alchemico tra opposti.
Anche Diego Ferrari lavora sull’immagine sacra, ma per sottrazione. InPoker faces alcune delle più conosciute madonne con bambino presenti nelle collezioni dell’Accademia Carrara – dal Bergognone ad Andrea Mantegna, da Cosmè Tura a Giovanni Bellini e Carlo Crivelli – vengono private dei volti attraverso un procedimento di sovraesposizione fotografica. I visi, nei capolavori di arte antica, vengono così tramutati in puri aloni di luce, spiriti divini, presenze iconoclaste che si allontanano sempre più dalla post-moderna civiltà delle immagini, che tende ad innalzare a culto l’esteriorità.
Francesco Crovetto possiede un’innegabile attitudine scultorea che conferisce un’idea di monumentale anche al formato più intimo. Come pure intimo è il rapporto con i materiali che sceglie e manipola: carta, gommapiuma, sapone. In mostra Altrove, un trittico di saponi delicatamente profumati e scavati manualmente, retroilluminati e poggianti su sobri piedistalli. Il sapone possiede un potente significato simbolico di purificazione, ma per alcune popolazioni e in determinate epoche storiche è stato sinonimo di benessere, cura, ricchezza. La luce in trasparenza gli conferisce le qualità apparenti dell’alabastro, la pietra degli dei, celebre anticamente per l’utilizzo nella fabbricazione di vasi per essenze e urne cinerarie.
I lavori in mostra ci parlano in modo pacato, arrivando direttamente al punto senza dover urlare per farsi sentire, senza bisogno di polemiche o denunce. Il linguaggio è sintetico, “no frills”, clinico. Si potrebbe quasi intuire un distacco emotivo determinato dalla ineluttabile presa di coscienza delle cose del mondo. Sembrerebbe che le inquietudini, che normalmente dovrebbero caratterizzare le ricerche dei giovani artisti, si siano in un certo senso acquietate in una meditazione profonda e consapevole, nella quale si già avverte la responsabilità di un ruolo che sappiamo essere né facile, né scontato.