Opening: venerdì 11 novembre 2016, h. 18.30
lunedì – venerdì: h. 15.00 – 18.00
SPAZIO POLARESCO
via del Polaresco 15 – 24129 Bergamo
Info:
tel. +39 035-399674
fabianagerosa@comune.bg.it
a cura di Daniele Maffeis
Mangiatori di loto è la terza mostra di POLAREXPO 2016, ciclo di esposizioni organizzato dall’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Bergamo e rivolto a giovani artisti che risiedono o studiano in Bergamo o provincia.
Francesco Crovetto e Marco Manzoni espongono una serie di progetti inediti nati da un lungo e produttivo confronto reciproco.
I compagni di Ulisse (Odissea, libro IX) mangiavano fiori – fiori di loto. Secondo alcuni si trattava di oppio, secondo altri di una variante mediorientale del giuggiolo, in ogni caso non ci sono ambiguità sulle conseguenze del pasto: perdita della memoria e generale lassismo. Mangiare il loto accelera dunque la naturale traiettoria biologica che porta ogni coscienza al suo inevitabile stato finale: amnesia, apatia e infine disgregazione. Lo sforzo incessante di ogni sistema (individuale o collettivo) per preservare l’organizzazione e l’ordine interno è un processo a regime di entropia crescente, uno sforzo fallimentare che per assicurare un qualche grado di coerenza interna aumenta indefinitamente il disordine esterno, uno sforzo dunque transitorio e globalmente inefficace.
Le opere in mostra cercano senza riuscirci di remare in direzione opposta. Un fallimento calcolato.
Nel video Amen di Marco Manzoni troneggia una ghigliottina che funziona in reverse: invece di staccare, ricuce teste. Ma il lieto fine è molto parziale perché la testa ricucita è una testa animale: una capra, un toro o forse un asino. In ogni caso il risultato è una chimera che non pare debba rallegrarsi della sua venuta al mondo.
Il video si alimenta di riflessioni riguardanti le possibilità dei corpi di gestire l’alterità (assimilare vs. espellere), riflessioni su cui da tempo Marco Manzoni si esercita. Il corpo è innanzitutto corpo biologico individuale e l’integrazione dell’alterità può essere un espediente per sanare un disfunzionamento patologico sotto forma di trapianto di organi altrui, innesto di protesi high-tech e le varie rigenerazioni promesse dalle biotecnologie. Ma anche il corpo sociale reagisce alle minacce di disgregazione con procedure analoghe: gestisce e controlla l’alterità circoscrivendo aree di devianza, identificando folli e capri espiatori in genere. La ferita viene ricucita partorendo un mostro che è in parte divinità, in parte dropout e che in ogni caso è destinato ad una brutta fine.
Su un versante analogo, ma con esiti differenti, si muove l’intervento audio di Francesco Crovetto che inonda e rimbomba lLa ricerca inesausta della sintonia e dell’accordo perfetto sono dunque alla base della manipolazione operata da Crovetto, ma al contrario ciò che si impone e ruba la scena è l’inesatto, il discordante e il fuori fase. Al visitatore non resta che fare i conti con gli esiti ipnotici e disturbanti di tutto ciò.