Alessandro Pessoli
The Valley, 2021 Oil, acrylic, spray paint, oil stick, oil pastels, and colored pencil on canvas 88 5/8 x 169 1/4 inches (225 x 430 cm) Courtesy Anton Kern Gallery New York THE BLANK CONTEMPORARY ART 99 PAROLE CON ALESSANDRO PESSOLI Un mondo tramonta dentro uno che inizia, il sole è una ruota dentata che si spegne trascinando un corpo senza testa, vecchio eroe da cui nascono fiori. Due creature, un bimbetto sulla schiena di una tigre inventata e le mie mani, non molto altro che un alberello azzurro a cui appoggiarsi. Nel futuro mia faccia come un teschio in fiamme dal sorriso ardente sul quale passeggia un verme cartoon e spunta un fiorellino.Fabrizio Prevedello
Prove di volo (35)
2009
Steel
14,5×44,5×42 cm
Courtesy Cardelli & Fontana
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON FABRIZIO PREVEDELLO
Lo studio è una vecchia casa dismessa.
Negli anni settanta è stata pure utilizzata come scuola elementare del piccolo paesino dove abito.Ha il pavimento in cotto sorretto da travicelli in castagno.
Il pavimento è molto elastico, forse troppo… Lo rinforzo con una putrella. Il mio collega di sotto, pittore, me ne è grato.
Per distribuire i pesi, i materiali per le sculture sono poggiati lungo il perimetro delle pareti. Ho cominciato a costruire anche le sculture alle pareti.
Il clima è mite, per quasi tutto l’anno lascio le finestre aperte, entrano le rondini, tra i travicelli del soffitto fanno i loro nidi… pure i loro bisogni.
Copro le sculture ultimate con delle lenzuola, le proteggo dallo sguardo e dalla convivenza con le rondini.
Una scultura in fieri è posizionata molto in alto, appena sotto il soffitto. Alcune rondini appena nate iniziano a utilizzarla come trampolino di volo.
Chiara Enzo
Situazione con M.
2023
19 x 26 cm
Acquerello, pastello, matite colorate su cartoncino incollato su tavola
Courtesy l’Artista; Zero…, Milano
© Chiara Enzo
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON CHIARA ENZO
Il corpo mescolato a sé stesso e a un altro (o ad altri), a sé come all’altro, non entra in una identificazione né in una confusione, ma in una prossimità inquietante perché essa stessa è prossimità, approccio d’una certa distinzione e rinnovamento, ripetizione e ravvivamento del divario in cui il piacere consiste nel gustare la misura per sempre incerta, labile e tremolante. Toccare: cioè far giocare l’attrazione e la repulsione insieme, l’integrità e l’effrazione, la distinzione e la traslazione. Fare giocare l’insieme come tale, cioè lo sfioramento dell’unità e del suo distacco, della sua disunità.
Jean-Luc Nancy, Il corpo dell’arte
Kaarina Kaikkonen
I was trying to organize my life
2017
Mixed media
Courtesy the Artist and Galleri Bo Bjerggaard, Copenhagen
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON KAARINA KAIKKONEN
A volte e abbastanza spesso in realtà c’è una sensazione pesante che mi dice che tutte le cose intorno a me sono in un tale disordine ed è difficile controllare le cose. Non sono molto ben organizzata come persona.
Anche se cerco di organizzare tutto, ben presto tutto torna in disordine. Mi piacerebbe essere una persona in grado di organizzare tutto e mantenere tutte le cose e l’ambiente in bell’ordine. Mi piacerebbe essere una persona migliore in grado di aiutare il mondo intero a essere migliore.
Ma sfortunatamente, sembra che io non possa essere quella persona.
Domenico Antonio Mancini
La periferia vi guarda con odio
2019
Red neon 250 cm, 8 mm neon tube
Courtesy of Lia Rumma Gallery, Milan – Naples
Photo credits Danilo Donzelli
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON DOMENICO ANTONIO MANCINI
Quando, durante i primi giorni di ginnasio, la professoressa chiese cosa ci piaceva dell’andare al liceo, un istituto decisamente borghese del centro storico di Napoli, fraintendendo completamente il senso della domanda postaci, io risposi che ne amavo il viaggio. Il tragitto dalla periferia orientale, la città che cambiava nei finestrini dei malconci autobus del “far east” napoletano, mi raccontavano il cambiamento di un paesaggio visivo e sociale che mi appassionava. Dopo anni, su un muro milanese, ho ritrovato la stessa voce, ed ho pensato che collezionare e dare nuova forma a quelle voci potesse portarle nei “centri” del mondo.
Francesca Ferreri
Fino al sole 2021 Cartapesta, legno, sabbia, colla, rete in ferro zincato, gesso consolidato, jesmonite, pigmenti, materiale elettrico, lampadina a bassa tensione. THE BLANK CONTEMPORARY ART 99 PAROLE CON FRANCESCA FERRERI «Se mi avvicino svanisce, la cima dondola il tempo. Mediterò a lungo il movimento che rovescia in me la sua rapina». Così nasceva, scudo di nulla, in gloria ma dalla cima che dondola al nulla scudo, campane, il tormento di trovarsi ancora fuori e dentro, da non esserci che in gloria di un’invenzione del vento gonfia, il risplendere lento che fa la materia. Silvia Bre, Le campane, G. Einaudi editoreEugenio Tibaldi
HABITAT 03 2023 Site specific installation Mumbai art WeekTHE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON EUGENIO TIBALDI …Claudia disse: “Ma signora Frankweiler, bisognerebbe voler imparare qualcosa di nuovo tutti i giorni. Noi l’abbiamo imparata anche al museo”. “No” risposi. “ Non sono d’accordo. Penso che si debba imparare, naturalmente, e certi giorni bisogna imparare moltissimo. Ma bisogna anche lasciare che in certi giorni quello che abbiamo già dentro penetri in modo da toccare tutto. E lo possiamo sentire dentro di noi. Se non lasci che questo accada, allora non fai che accumulare i fatti, e prima o poi incominceranno a tintinnare dentro di te. Ci potrai fare del rumore, ma non sentirai mai niente, solo il vuoto.”… Tratto da: Fuga al museo di E.L. Konigsburg ed. Salani Gl’IstriciNicola Samorì
Campo dei miracoli
2022
Oils on paper applied on linen
500 x 800 cm
Courtesy Galerie EIGEN+ART Leipzig/Berlin
Photo Rolando Paolo Guerzoni
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON NICOLA SAMORÌ
Novantanove parole mi hanno fatto pensare a novantanove corpi e a novantanove giorni, vale a dire poco più di tre mesi, il lasso di tempo durante il quale ha preso forma la mia opera più complessa realizzata nel 2022: “Campo dei miracoli”.
È in questa cornice di cinque metri per otto che forse riposano novantanove corpi – non li ho mai contatati – una sorta di catalogazione deragliata. Oltre otto anni di accumulo per formare quello che sembra il greto di un fiume in secca dal quel affiorano sassi, ortaggi e figure.
Mancano nove parole per tornare al novantanove iniziale: eccole.
Patrick Tuttofuoco
OUT OF BODY
2022
Polished and painted stainless steel, Portogallo pink marble
Courtesy Nilufar Galley, Schiavo Zoppelli Gallery
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON PATRICK TUTTOFUOCO
L’espressione FUORI DAL CORPO descrive quelle esperienze in cui il soggetto “esce” dal corpo fisico proiettando la propria coscienza oltre i limiti della fisicità. Si parla spesso di viaggi dell’anima, considerata capace di liberarsi dalle insidie del corpo. Lo scopo di questa esperienza consiste nell’acquisire una maggiore certezza della propria realtà spirituale. Si tratta di pratiche che si ritrovano in maniera ricorrente nella mitologia egizia, nella dottrina pitagorica di Platone e dei neoplatonici, in Plinio il Vecchio e, in generale, nella letteratura lasciata da visionari di varie correnti religiose, spirituali ed esoteriche, che ci parlano di proiezioni o spostamenti percettivi in altre dimensioni spazio-temporali. Queste riflessioni costituiscono il prerequisito su cui si fonda un pensiero che concepisce gli oggetti come un’estensione del corpo umano, nonché come la possibilità di percepire l’esperienza creativa non solo nella relazione diretta con il materiale, ma anche come evoluzione ed estensione del pensiero. Se il corpo umano può essere vissuto come strumento per acquisire nuove visioni del mondo ecco che, secondo una trasformazione logica, può esso stesso diventare la materia del progetto.
Centesima edizione delle “99 parole con”
Giulio Paolini
Studio di Giulio Paolini a Torino
Photo credit: Paolo Mussat Sartor Courtesy Fondazione Giulio e Anna PaoliniTHE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON GIULIO PAOLINIAll’istante
Abito qui, da qui vi scrivo e qui d’ora in poi intendo restare. Da qui, sì, proprio da qui occorre puntare lo sguardo. È qui che la mente si posa: neppure un baluardo di cosa, persone, neanche un rumore si annuncia in un vuoto pieno di niente che non vede e non sente… Eppure è tutto normale: davvero, è proprio così.[Giulio Paolini. Recital, Scritture in versi, 1987-2020, Vol. II, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, 2020, p.56]