APPARATUS 22 – ESTRATTO DALLA SCENEGGIATURA DI ALL (A TUTTI GLI ARTISTI CHE HANNO LAVORATO NEL XXI
SECOLO) | 2017 | INSTALLAZIONE AUDIO
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON APPARATUS 22
Crystal memo 8
3 luglio
Black hats
Black market
Black sheep
Black book
Black day
Black-and-blue
Black mark
Black look
Black eye
Black mirrors
Blackmail
Black magic – anche se qui sembra che ci sia una tensione bellissima
quasi ogni cosa associata alla parola nero significa qualcosa di negativo.
Questo è razzista? qualcuno chiede.
Beh, credo che l’atto razzista non sia consistito nel coniare queste nozioni, ma nell’attribuire il termine “black” – con i suoi significati figurativi di scuro, straniero e altro e “white” – con i suoi significati figurativi di noto, conosciuto e chiaro, a gruppi di persone la cui pelle è rispettivamente “marrone” o “crema”.
NAVID NUUR, MIND MAP, 2013, GAS ARGON, VETRO
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON NAVID NUUR
Se mi prendo del tempo per guardare uno degli oggetti nel mio studio, questo tempo esiste in relazione a quell’oggetto come un insieme di passato, presente e futuro che risulta focalizzato sulla sua posizione e sulla luce che mi assicura di vedere l’oggetto nella sua interezza. Non sono certo del motivo, ma mi irritava che tutte queste relazioni co-esistessero mentre stavo realizzando l’oggetto. Dopotutto, io stavo lavorando sull’oggetto e non su luce, tempo, passato, presente e futuro. Avevo bisogno di isolare tutti questi ingredienti per avvicinarmi all’oggetto reale. Dopo aver osservato per un lungo periodo il mio oggetto, scoprii che il presente non esiste, perché il presente è già passato nel momento in cui ti fermi a pensarci, né tantomeno esiste una relazione tra il momento presente e l’oggetto. Questo significa che non esiste al mondo un orologio che corre in modo sincronico con il tempo effettivo, ad eccezione di quello che è stato fermato, l’unico tipo che permette di avere il tempo esatto due volte al giorno. Perciò, in quale momento ho la possibilità di vedere l’oggetto? Dopo averlo di nuovo guardato a lungo, lentamente ho compreso che per vedere il momento presente, costantemente lo si ricostruisce sulla retina. Su una scala più piccola, è la stessa cosa che facciamo con le parole e i significati. Poiché abbiamo convenuto che “tazza” è la parola per una tazza e non “sulpt”, così virtualmente ogni cosa è soggetta all’approvazione collettiva. Penso che si faccia lo stesso fisicamente e mentalmente con le cose che si vedono. Così, non appena la luce cade sull’oggetto, mi consente di vederlo e posso riconoscere il lavoro ripetutamente, veloce come i singoli frame dei film che sono riprodotti in rapida successione in modo da darci una conferma fluente o una rapida dissipazione del dubbio. Ma, supponiamo che io sia stato in grado di vedere il mio oggetto alla velocità della luce: in quel caso troverei me stesso nel momento presente e farei esperienza dell’oggetto. Dunque, questo era il problema: la differenza tra la mia velocità e la velocità della luce implica che non posso vedere l’oggetto nel presente, sono troppo lento per questo, ma solo in una costante pre-assenza del futuro. Ora che ho calibrato il mio ritmo visivo delle cose, posso finalmente capire quello che vedo e quando lo vedo, nella pre-assenza del futuro. Con questi nuovi punti di vista, ho potuto rivedere i lavori e gli oggetti nel mio studio e valutare come usare a mio vantaggio il legame tra questo fenomeno e la luce. A quel punto dovevo ancora trovare le forme che mi permettessero di isolare o estendere la luce dal tempo o estrarne un’immagine successiva. Quando avrò realizzato ancora qualche lavoro, mi occuperò di questo problema in modo più dettagliato.
Navid Nuur
99 PAROLE CON GUIDO VAN DER WERVE
GUIDO VAN DER WERVE, NUMMER DERTIEN, EFFUGIO B: PORTRAIT OF THE ARTIST AS A MOUNTAINEER, 2010, DUE C-PRINTS DIGITALI, UN TESTO CON CORNICE, OGNI STAMPA: 58.1 X 44.13 cm
Courtesy dell’artista
Il 19 gennaio 2010 ho raggiunto la cima dell’Aconcagua, in Argentina, alta 6.962 metri.
Ero alla ricerca di saggezza in quel periodo e speravo di trovarla sulla vetta. Avevo sentito storie come “se lo fai sulla cima, ne sarà valsa la pena” e “sali da ragazzo e scendi da uomo”.
Dopo due mesi di pene e sofferenze, finalmente abbiamo raggiunto la sommità. A parte essere completamente esauto, non ho sentito nulla.
Guido van der Werve
FRANCO VACCARI, ESPOSIZIONE IN TEMPO REALE N.45, 2017
Courtesy the artist and P420 Gallery, Bologna
FRANCO VACCARI, PROVVISTA DI RICORDI PER IL TEMPO DELL’ALZHEIMER, 2003, DIGITAL FILM FROM VHS, 21’57’’
Courtesy the artist and P420 Gallery, Bologna
Quando sono andato a visitare il posto mi sono trovato di fronte ad una costruzione massiccia perfettamente conservata, con un vasto ambiente nella parte rialzata che una volta fungeva da camerata per i soldati di guardia della Città. Ho pensato subito di ricreare una situazione analoga dove, al posto dei soldati, andassero a passare la notte non solo i valorosi visitatori di mostre sempre alla scoperta di nuove esperienze, ma anche il variegato popolo dei curiosi che rappresenta la versione attuale dei picari, dei pitocchi, dei cantastorie, dei frati mendicanti del ‘600.
Franco Vaccari
DAN REES, RUIN’S OF THE CAMBRIAN AGE, 2016, SABBIA, ARGILLA, AGGREGATO, CALCE, PIGMENTO
COURTESY DELL’ARTISTA E TANYA LEIGHTON GALLERY
Terra depressa
Più vecchio diventi, più la vita diventa infelice, tutte le persone con cui sei cresciuto muoiono, i tuoi genitori e i tuoi nonni muoiono, il tuo cane muore, la tua energia diminuisce, ci sono meno libri da leggere, non ci sono più gruppi da scoprire, finisci in un deserto arido alla ricerca qualcosa di nuovo che in realtà non succederà mai. Ti ritrovi, come faccio ogni volta io, ad apprezzare gruppi su cui avresti sputato due o tre anni prima, è deprimente, voglio dire, sto entrando a Buffalo Springfield, che è un inferno.
Richey Edwards
Sotto i piedi dei Siluri, le paludi Carbonifere, fango, sedimento e materia organica, compressi nel corso di milioni di anni, sono trasformati in antracite di alta qualità. Questa scura e preziosa arteria corre serpentina dalla Spagna sotto il Golfo di Biscaglia alla Gran Bretagna e attraverso l’Atlantico alla Pennsylvania. Il passaggio orizzontale sotterraneo di fanghi di carbonio solidificato è un presagio infausto dei tumultuosi vincoli che uniscono i popoli e le istituzioni sociali nate dal suo sfruttamento. Sulle spiagge dorate di Langland Bay, 2500 anni fa… un bambino Siluro sta costruendo castelli di sabbia e li abbatte.
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON ROCHELLE GOLDBERG
Il Ciclope:
La visione binoculare è la combinazione degli impulsi visivi che arrivano dai due occhi separati e che rendono possibile la percezione tridimensionale. Il Ciclope ha un solo oculo e abita quindi un mondo a due dimensioni dove il condizionamento di una coscienza tridimensionale avviene attraverso un modo appreso di percepire le cose. La vista sensoriale è poi re-impostata come un incontro tattile. Lo sguardo focalizzato anticipa il tatto per rendere concreto il campo visivo.
Rochelle Goldberg
99 PAROLE CON RICCARDO BERETTA
RICCARDO BERETTA, ARAZZETTO GQ, RICAMO E FILI SU VELLUTO COTONE DIPINTO, 32X32 CM, 2016.
COURTESY L’ARTISTA E GALLERIA FRANCESCA MININI, MILANO
In occasione di The Blank Benefit 2016, appuntamento annuale a sostegno delle attività del network dell’associazione, Riccardo Beretta ha realizzato una serie di cinquanta arazzetti in velluto ricamati, ciascuno reso unico da un intervento pittorico e una lavorazione manuale.
Ogni opera, Arazzetto GQ, rende omaggio alla figura di Giacomo Quarenghi (1744 – 1817), in concomitanza delle celebrazioni per il bicentenario della morte.
Durante la Benefit Dinner, in programma giovedì 15 dicembre nella cornice dello Spazio ALT, un clavicembalista proporrà un repertorio di brani riconducibili all’epoca quarenghiana, avvalendosi del clavicembalo Birba (2009 – 2011), strumento che è anche opera d’arte, realizzata da Riccardo Beretta.
99 PAROLE CON FATMA BUCAK
FATMA BUCAK, THERE MAY BE DOUBTS, 2015, FROM THE SERIES A STUDY OF EIGHT LANDSCAPE, DIGITAL ARCHIVIAL PIGMENT PRINT, 110×140 cm
Varna 1951
Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare
mi porto un po’ della tua ghiaia
un po’ del tuo sale azzurro
un po’ della tua infinità
e un pochino della tua luce
e della tua infelicità.
Ci hai saputo dir molte cose
sul tuo destino di mare
eccoci con un po’ più di speranza
eccoci con un po’ più di saggezza
e ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare
Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare.
In Esilio
Nâzım Hikmet (Ran Salonicco, 20 Novembre 1901 – Mosca, 3 Giugno 1963)
99 PAROLE CON ALIS/FILLIOL
ALIS/FILLIOL, ULTRATERRA (DETAIL), 2016, MIXED MEDIA, DIMENSIONS VARIABLE
inizio cominciare iniziale la ordire paternoster primordiale iniziare aire be’ incominciare intavolare avviamento gazzetta avvio primavera iniziatore inizialmente fauci prepubertà prolusione bimbo antipasto colonia pristino primitivo anticipo lanzo accendere primevo pubertà precambriano dapprima prevedibile promotore incominciamento luccicone imprendere cretese primigenio hors-d’oeuvre gravidanza debutto bambino montata Baedeker demarcare ridotto infanzia cagione enjambement padrenostro origine carneade preambolo cristiano dialefe ultimazione sorpreso incoativo ballo datare alfine innesco originariamente terminazione normalmente decorrenza baby medioevo infine fine svolazzo lanzichenecco daccapo schiarita assunzione intraprendere starter incipit ex novo collocamento germinale connato inaugurare principio partenza debuttare nazionalismo fondare riaprire protesi sepolcrale durativo prostesi conclusione soldo celebrazione
Alis/Filliol
99 PAROLE CON NOVA PAUL
NOVA PAUL, THIS IS NOT DYING (FILM STILL), 2010, 16MM FILM TRANSFERRED TO HD VIDEO, 20 MINUTES
Ci sono due proverbi Māori che dipanano il tempo capitalistico del lavoro e le costruzioni coloniali: ka mura, ka muri, secondo cui camminiamo verso il futuro a ritroso con i nostri occhi fissi sul passato e i ngā rā o mua, i giorni prima di noi, che pone il passato davanti e dietro il futuro. Il qui e ora – te wa, è totalizzante, include e resiste ai fattori della produzione, trattenendo la complessità. Un mondo fluttuante tratto da storie che collegano le rocce alle canzoni, ai bambini, agli alberi, ai ragni, ai piccioni, al cielo: queste storie sono l’inizio dell’auto determinatezza.
Nova Paul