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    GRAZIE - GIOVANNI OBERTI
    GRAZIE - GIOVANNI OBERTI
    [= GRAZIE ===== GIOVANNI ==== OBERTI ==]
    LUOGO_E
    25.11.16 - 31.12.16

    lunedì – giovedì: 13.00 – 18.00
    venerdì – sabato: 10.00 – 13.00 / 15.00 – 18.00

    via Pignolo 116, Bergamo
    tel. +39 035 247293



        [== LINK ==]

    “Grazie” è femminile e plurale.
    Il suo singolare è “grazia”, e qui acquista un’altra valenza, di tipo teologico: è la Grazia che ci salverà, di tipo comportamentale: si muoveva con tanta grazia, di tipo giuridico: le fu concessa la Grazia.
    Un suo purale potrebbe essere: era tra le sue grazie, che vorrebbe dire che gli voleva bene.
    È, grazie, una parola della relazione e dello scambio: cosa si dice Giovannino alla zia che ti ha dato le caramelle?
    – Grazie zia.
    È una parola dell’affetto.
    Ma rischia di diventare un “intercalare del discorso” che si priva a poco a poco di significato. Rischia di diventare come: cordiali saluti alla fine di una lettera che vale come il punto. O come il: come stai? negli incontri di cui, poi, non si fa caso alla risposta.
    Nei rapporti interpersonali, paritetici o nell’intimità spesso grazie è detto sussurrato, più che dalla bocca è detto dagli occhi.
    Il “prego” (suo fratellino minore) è superfluo.
    Anche prego è una bella strana parola. È singolare e maschile e, al di fuori dallo scambio Grazie – Prego, ha ben tutt’altro significato.

    Che dire quindi?
    Così inciso (scolpito con una certa forza) nella pietra che per decenni è stata il banco (maschile) o, se vogliamo, la cassa (femminile) della libreria Ars mi fa un certo effetto!
    E allora, Grazie Giovanni, grazie a te.
    … e grazie a voi.

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